Questo progetto nasce dall’esigenza di inserire nelle mappe delle città di Parigi ed Istanbul (2015-16) il senso di terrore e la psicosi che hanno dominato questi mesi.
Voleva essere un aggiornamento razionale e legittimo, fatto con distacco quasi letterale, ma non è stato così e le vicende ci hanno portato a fare altre riflessioni rivedendo i punti di vista e capendo che purtroppo tutto il mondo non è sicuro, non solo le città colpite dagli attentati.
Quindi se pur con qualche dubbio e timore siamo andati avanti nella realizzazione dell’opera, ma le vicende di questi mesi ci hanno fatto ripensare al messaggio, alle cause, al perchè e soprattutto a chi?
Non abbiamo un’idea chiara ancora, sappiamo solo che in questo mondo disseminato di armi, le persone sono diventate deboli e manipolabili, e questo rende tutto più FRAGILE.

FRAGILE
di Giuliano Serafini

Fragile è tutto ciò che richiede particolare attenzione a essere manipolato, se non se ne vuole distruggere la bellezza, la rarità, la funzione, l’utilità. In altre parole, se si vuole evitare la sua scomparsa.

Il titolo dell’intervento di Giovanni De Gara vale però come eufemismo concettualmente estensivo (e cinicamente ironico ?) per indicare il tragico stato di vulnerabilità in cui sta versando il genere umano.  A pensarci bene tutta l’opera comportamentale di De Gara – perché De Gara è un comportamentalista”, non un performer – segue un procedimento deduttivo, addirittura sillogistico, là dove  dall’oggetto si risale alla sua matrice, al suo “perché” originario, all’ultima (o prima) ragione del suo significato o della sua necessità. Mi riferisco soprattutto a La vera storia di un albero, geniale percorso a ritroso di un’intuizione “darwiniana”che ha per oggetto il prodotto più sacro mai  realizzato dall’umanità: il libro.
Dall’evento esperito o vissuto socialmente,  De Gara risale  alla sua mistificazione , alla sua riduzione a parabola, ad una sorta di messinscena trasversale che come risultato, sempre, dimostra un alto grado di consequenzialità, un rigore giansenistico che al di là messaggio, diventa stile.
Per Fragile l’incipit è il fenomeno del terrorismo planetario che ci ha reso, appunto,  tutti più vulnerabili, più prossimi all’aleatorio, quando l’aleatorio ha ormai un solo, inevitabile sbocco: la morte.
Se l’antidoto del veleno è composto dallo stesso veleno contro cui ci si vuole immunizzare,  De Gara esegue un gesto pseudo emulativo – si arma e spara, né più né meno che un foreign fighter – solo che l’obiettivo, il nemico da  eliminare per salvaguardare la sopravvivenza collettiva è un bersaglio metonimico – come dire una sostituzione tra contenuto e contenitore – là dove i luoghi internazionali degli eccidi sono per procura sostituiti dalle guide relative, diventate involontari capri espiatorii.
In altre parole De Gara non rappresenta un’ipotesi di ideologia, ma solo una figura retorica. A nessuno sfuggirà comunque che il buco della pallottola che trapassa la guida è un vuoto, un nulla, un nonsenso. Da effimero e quintessenziale strumento d’uso per il turista medio, la guida diventa inservibile, oblitera la sua stessa ragione d’essere. E allora il messaggio, se c’è, si traduce nel suo contrario. Perfidamente e, per fortuna, ambiguamente. (G.S.)